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Il Cieco nato: rinascere dallo sguardo - 3

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
El Greco Il cieco nato, c. 1570s, Metropolitan Museum of Art, New York

Nella tela di New York l’indifferenza dei presenti è ancora più evidente. La piscina è scomparsa del tutto e in primo piano c’è una coppia che riproduce certamente il ritratto di due personaggi dell’epoca, forse i committenti, che qui sembrano rivestire il ruolo dei genitori del ragazzo.

Questi si comportano esattamente come gli altri conoscenti: i Giudei non vollero credere di lui che era stato cieco e aveva acquistato la vista, finché non chiamarono i genitori di colui che aveva ricuperato la vista. E li interrogarono: «È; questo il vostro figlio, che voi dite esser nato cieco? Come mai ora ci vede?». I genitori risposero: «Sappiamo che questo è il nostro figlio e che è nato cieco; come poi ora ci veda, non lo sappiamo, né sappiamo chi gli ha aperto gli occhi; chiedetelo a lui, ha l’età, parlerà lui di se stesso». Questo dissero i suoi genitori, perché avevano paura dei Giudei; infatti i Giudei avevano già stabilito che, se uno lo avesse riconosciuto come il Cristo, venisse espulso dalla sinagoga (GV9, 18-22)

L’espressione sappiamo oidamen, qui usata dai genitori costituisce quasi il ritornello di questo brano, essa affiora ripetutamente anche sulle labbra dei farisei. È; un’espressione che abbiamo già incontrata nel racconto di Nicodemo e della Samaritana. Qui però la certezza che essa esprime: sappiamo, conosciamo, si carica di tutta la resistenza che l’uomo oppone alle ragioni della fede.
I genitori si difendono per timore di essere espulsi dalla sinagoga. L’annotazione esprime una difficoltà che viveva la chiesa giudaico cristiana all’indomani della morte di Gesù. Chiunque credeva infatti nel Crocifisso-Risorto veniva espulso dalla sinagoga. El Greco pone i due genitori quasi come passanti distratti per significare l’atteggiamento di chi non vuole compromettersi con la verità.

Anche qui, come nella tela precedente sul lato di destra spicca un altro gruppo, quello dei farisei. A differenza di quello di sinistra i personaggi di questo secondo gruppo esprimono agitazione, perplessità. Anche qui un personaggio di spalle ha lo scopo di indicare l’oggetto della discussione in atto: la guarigione del cieco.
Allora alcuni dei farisei dicevano: «Quest’uomo non viene da Dio, perché non osserva il sabato». Altri dicevano: «Come può un peccatore compiere tali prodigi?». E c’era dissenso tra di loro.
Allora chiamarono di nuovo l’uomo che era stato cieco e gli dissero: «Dà gloria a Dio! Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore
». Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: prima ero cieco e ora ci vedo». Allora gli dissero di nuovo: «Che cosa ti ha fatto? Come ti ha aperto gli occhi?». Rispose loro: «Ve l’ho già detto e non mi avete ascoltato; perché volete udirlo di nuovo? Volete forse diventare anche voi suoi discepoli?». Allora lo insultarono e gli dissero: «Tu sei suo discepolo, noi siamo discepoli di Mosé! Noi sappiamo infatti che a Mosé ha parlato Dio; ma costui non sappiamo di dove sia». Rispose loro quell’uomo: «Proprio questo è strano, che voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Ora, noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, ma se uno è timorato di Dio e fa la sua volontà, egli lo ascolta». (Gv 9, 16. 24-31)
Anche di fronte ai farisei il cieco rimane nella verità. Contrasta quella sua semplice dichiarazione «se sia un peccatore non lo so» con la presunta certezza dei capi: «Noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore». Poco prima di nuovo interrogato dalla folla su Gesù egli aveva dichiarato: [17] «È; un profeta!» (Gv 9,17).
Questo cieco che proprio dentro il processo cui è sottoposto progredisce nella fede in Cristo corrisponde simbolicamente al lettore del vangelo di Giovani, che proprio dentro il grande processo su Gesù che si snoda dentro il vangelo nell’arco litugico e sacro delle varie festività giunge alla fede piena. A vedere cioè chiaramente il mistero.

Se guardiamo attentamente le tre figure: il cieco l’uomo di spalle di sinistra e quello di destra non possiamo fare a meno di notare una certa somiglianza e un rimando evidente nei colori delle vesti.
Il cieco nato veste un drappo arancio, resta in ombra rispetto al braccio e alla mano di Gesù che, invece, è in piena luce. Il personaggio che accanto a lui indica qualcosa fuori campo e che, appunto potrebbe essere lo stesso cieco ormai guarito, veste un drappo con i colori identici a Cristo. Egli è stato rivestito della grazia che viene dal vero Inviato di Dio che è il Cristo Verbo del Padre. Il personaggio dall’altra parte, impegnato nella diatriba con i farisei, assomma nelle sue vesti i colori del cieco e dell’uomo di spalle. Egli sembra incarnare il Cieco divenuto ormai discepolo che proprio a memoria di quanto gli è capitato (la parte arancio dell’abito) può testimoniare la sua appartenenza a Cristo (le parti rosse e blu dell’abito).
La scena riproduce efficacemente il clima che registra Giovanni al cuore del suo Vangelo: il processo su Gesù è al culmine e il dibattito dei testimoni convocati si fa serrato. Il cieco viene progressivamente lasciato solo. Cristo infatti ritrova il cieco guarito quando ormai è stato abbandonato da tutti: Gesù seppe che l’avevano cacciato fuori, e incontratolo gli disse: «Tu credi nel Figlio dell’uomo?». Egli rispose: «E chi è, Signore, perché io creda in lui?». Gli disse Gesù: «Tu l’hai visto: colui che parla con te è proprio lui». Ed egli disse: «Io credo, Signore!». E gli si prostrò innanzi (Gv 9, 35-38).
È; in questa solitudine che Cristo conduce il miracolato alla fede piena: Cristo ora è per lui il Kyrios, il Signore. I colori delle sue vesti si accendono mentre tutti gli altri personaggi sullo sfondo hanno vesti in una tonalità meno accesa. L’uomo guarito dalla cecità ora vede chiaramente dentro al mistero mentre agli altri, e con essi a tutti noi, viene rivolta la domanda che chiude il capitolo: Gesù allora disse: «Io sono venuto in questo mondo per giudicare, perché coloro che non vedono vedano e quelli che vedono diventino ciechi». Alcuni dei farisei che erano con lui udirono queste parole e gli dissero: «Siamo forse ciechi anche noi?» (Gv 9, 39-40)