"Lontano dal pianeta silenzioso" 5 - Un romanzo "obsoleto"?
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Un romanzo “obsoleto”?
Antonio Scacco ha dedicato al primo romanzo della “Trilogia spaziale” un paragrafo nella terza puntata del suo saggio su “Fantascienza e Utopia” (12): egli nota giustamente che il C. S. Lewis fantascrittore non gode di buona fama presso i critici nostrani del settore; alle sue precise osservazioni si può aggiungere che Riccardo Valla, in una voce per l’Enciclopedia della Fantascienza a cura di Gianni Montanari, definisce sbrigativamente Lewis “cristiano fondamentalista” e lo accusa di scagliarsi “contro la scienza usata per fini pratici e mondani”. (13) Nella “Grande enciclopedia della Fantascienza” dell’Ed. Del Drago, Lewis viene addirittura confuso con il Moorcock del Ciclo “Elric di Melniboné”, e poche righe sono dedicate alle sue opere.
Già poco tempo dopo la sua pubblicazione (in Italia fu la prestigiosa “Medusa” mondadoriana a includere i tre romanzi di Lewis nel proprio catalogo, a partire dal 1951) la Trilogia spaziale dovette subire attacchi e critiche, soprattutto per la sua natura di “fantateologia”. In particolare fu il biologo John Haldane a esporre numerose obiezioni contro l’opera di Lewis. La prima era che “la sua scienza era di solito errata”. Lewis nella sua replica “Una risposta al professor Haldane” (14) ammette pacificamente di non aver dato rilievo all’elemento scientifico nelle proprie storie. La sua astronave parte ed atterra senza che lo scrittore, come faceva invece J. Verne, ci fornisca particolari sul motore, sul propellente o sulle traiettorie e le coordinate. I viaggiatori non usano tute, schermi o sofisticati marchingegni durante il volo. Malacandra ha un’atmosfera diversa da quella terrestre, ma respirabile senza troppi problemi. Il linguaggio degli “hnau” è facilmente comprensibile e la comunicazione con gli alieni risulta facilitata. La scienza di Lewis è quella popolare degli Anni Trenta del XX secolo. “Questi strani mondi, una volta raggiunti, non hanno alcuna necessità di rimanere strettamente legati alle probabilità scientifiche. Ciò che conta è la loro meravigliosità, bellezza e suggestività. Quando mettevo canali su Marte, già sapevo – mi pare – che telescopi perfezionati avevano liquidato quella vecchia illusione ottica. Il punto era che essi facevano parte del mito marziano già esistente nella mentalità comune”. (15)
Del resto l’astronoma Fede Paronelli (morta nel 1944), chiamata la “Signora delle Stelle”, nell’Enciclopedia per ragazzi “Il tesoro del ragazzo italiano” nel 1939 così si esprimeva: “Può Marte essere abitato? Perché no? Risponderemo noi. Benché la scienza non abbia detto assolutamente nessuna parola in proposito, nulla però ci impedisce di pensare che la vita possa fiorire su quel fratello della Terra, naturalmente in modo assai diverso: diversa è la pesantezza dei corpi sulla superficie di Marte, diversa e molto più debole la pressione atmosferica, diversa l’intensità dell’irradiamento solare, diversa la composizione dell’atmosfera; la vita, quindi, vi sarà naturalmente assai diversa, data anche la temperatura, molto più bassa che da noi. Ad ogni modo, se quei fratelli di un altro mondo sono ancora oggi per noi una incognita, si può però pensare che la scienza, così trionfalmente in cammino, venga, in un tempo non lontano, a possedere i mezzi per risolvere un così affascinante problema!” (16)
Quello che stava a cuore a Lewis, e che costituisce la perenne attualità dei suoi romanzi, era altro.
NOTE
12. ANTONIO SCACCO, Fantascienza e Utopia, 3a parte, in “Future Shock” n. 72, giugno 2016, pp. 31-33.
13. In GIANNI MONTANARI, Enciclopedia della Fantascienza, Mondadori Milano 1986, pp. 142-143.
14. C. S. LEWIS, “Una risposta al professor Haldane”, in “Altri mondi” (Of other worlds, a cura di Walter Hooper), Ed. Paoline, Alba 1969, pp. 124-140.
15. C. S. LEWIS, “Sulla Fantascienza”, in Ibid. pag. 117.
16. FEDE PARONELLI, Le meraviglie del cielo, ne Il tesoro del ragazzo italiano – Enciclopedia illustrata, vol. I, UTET Torino 1939, pp. 67-68.