"Quell'orribile forza" 3 - "L'abolizione dell'uomo" e le critiche alla Trilogia
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L’abolizione dell’uomo
Già nei primi due saggi sulla Trilogia spaziale di Lewis (3) abbiamo notato che l’immensa produzione letteraria dell’Autore si manifesta come un corpus di straordinaria compattezza e coerenza. Nel 1943 Lewis aveva dato alle stampe un agile ma fondamentale saggio, dal titolo “L’abolizione dell’uomo”. (4) In esso sono già contenute, in maniera organica, le stesse intuizioni che fanno da trama a “Quell’orribile forza”. Lo palesa in maniera inequivocabile la quarta di copertina dell’edizione italiana:
“Clive Staples Lewis ci offre in questo volume un brillante, ma anche agghiacciante, saggio sulle attuali capacità dell’uomo di distruggere la propria umanità. Sono riflessioni ed immaginazioni, visioni di un futuro prossimo e discussioni sul presente del genere umano. A tratti sembra, leggendo, di essere piombati nel mezzo di un romanzo di fantascienza, e non è un caso poiché Lewis è un geniale narratore di fantascienza; inoltre di questo libro alcuni critici hanno detto che della produzione fantascientifica di Lewis esso costituisce l’indispensabile controparte. Si tratta qui difatti di una realtà di tentativo di condizionamento dell’umano, di svuotamento della sua intelligenza e della sua creatività sperimentabile da chiunque, in cui però la fantasia dell’autore entra prorompente a descrivere, come in un racconto, tutte le conseguenze attuali, possibili e perfino quelle che a volte si ha cura di definirci come impossibili”.
Il vero problema però di questi "cambiamenti totali" basati sulla manipolazione genetica dell'uomo è questo: coloro che decidono la forma della nuova umanità, quale immagine di uomo instilleranno nei loro prodotti? Sarà ancora un uomo, questo "uomo nuovo"?
Il finale del libro L'abolizione dell'uomo risponde senza esitazioni: la Razza-Padrona dei Condizionatori, che si accingesse a produrre lo stadio finale dell'Umanità, liberandosi dal passato e quindi dalla Tradizione, non creerebbe affatto uomini: abolirebbe gli uomini, poiché strapperebbe loro i desideri e le istanze che fanno di un uomo una sete di infinito. Un essere puramente biologico sarebbe l'esito finale di questo tipo di storia umana.
Non resta così che l'uomo-insetto, schiavo del collettivo, privo di misericordia e docile strumento di invasione del mondo. (5)
Le critiche alla Trilogia cosmica
La pubblicazione della Trilogia cosmica di Lewis offrì il destro ad una serie di critici per attaccare pesantemente il nostro Autore. Riprendiamo alcune osservazioni già accennate nel primo saggio di questo ciclo, per aggiungere qualche tessera al mosaico, in modo da esplicitare maggiormente il rapporto tra Lewis e la scienza. Il più virulento dei critici fu senza dubbio lo scrittore e scienziato (genetista ed evoluzionista) J.B.S. Haldane, che in un articolo dal titolo “Auld Hornie F. R. S.” (si potrebbe tradurre con “Il vecchio caprone”, epiteto popolare scozzese per indicare il diavolo) (6) accusò Lewis per la sua “completamente errata caratterizzazione della scienza e il suo disprezzo per la razza umana”. Lewis preparò “Una risposta al professor Haldane” (7) che però rimase inedita e fu pubblicata solo dopo la sua morte. Lewis stesso sintetizza così le critiche del professor Haldane: “1. La mia scienza è di solito errata 2. Calunnio gli scienziati 3. Secondo me il piano scientifico “può solo portare all’inferno” (e perciò sono “un utilissimo appoggio all’ordine sociale esistente”…).
“Una semplice astronomia popolare”
Sulla prima obiezione il nostro Autore è sostanzialmente d’accordo. Egli era un professore di letteratura inglese medievale, e i suoi interessi, pur essendo molto vasti e supportati da letture sconfinate, non ruotavano propriamente su questioni scientifiche in senso stretto. Per questo nella sua modalità espressiva vi sono spesso imprecisioni ed approssimazioni. “Io intendevo scrivere su mondi immaginari… Al mio scopo bastava una semplice astronomia popolare per creare nel “lettore comune” una “pronta sospensione d’incredulità”. Nessuno pensa di soddisfare con simili racconti uno scienziato vero…” (8)
Per capire l’immaginario popolare – ma anche scientifico - dell’epoca, basterebbe sfogliare qualche enciclopedia. L’astronoma Fede Paronelli (morta nel 1944), allieva di Flammarion e conferenziera al Planetario di Milano, nell’Enciclopedia per ragazzi Il tesoro del ragazzo italiano nel 1939 così descriveva il pianeta Venere (abbiamo già riportato nella prima puntata del ciclo la sua fantasiosa descrizione di Marte): “E che cosa ci sarà sotto quella misteriosa soffice coltre? La vita potrà trionfare su quel pianeta come sul nostro? Benché nulla si sappia di positivo, noi possiamo supporre che il calore ardente del Sole, attutito dalle dense nubi, abbia potuto suscitare su quel pianeta, che par dotato di rotazione diurna, forme di vita forse non dissimili da quelle che si svilupparono migliaia di secoli or sono sulla nostra Terra, quando da una atmosfera carica di nubi scrosciavan piogge continue, diluvi ed uragani, sul giovane, tormentato pianeta. Forse su Venere, come sulla Terra negli antichissimi periodi che precedettero la comparsa dell’uomo, grandi continenti coperti di gigantesche foreste sono abitati da mostruosi animali”. (9) Anche per Lewis Perelandra, pianeta d’acqua e di isole galleggianti, non può mai contemplare le stelle; la fitta coltre di nubi è il paravento discreto di un Eden ancora innocente.
NOTE
3. Cfr. E. LEONARDI, La trilogia spaziale di C. S. Lewis – Lontano dal pianeta silenzioso, in “Future Shock” n. 73, pp. 14-25; ed E. LEONARDI, La trilogia spaziale di C. S. Lewis. Perelandra: ritorno all’Eden perduto, in “Future Shock” n. 77, pp. 33-42.
4. C. S. LEWIS, L’abolizione dell’uomo (The abolition of man, 1943), Jaca Book 1979.
5. Si veda anche L’abolizione dell’uomo, in https://www.culturacattolica.it/letteratura/science-fiction/la-bioetica-e-la-fantascienza/parte-seconda-l-abolizione-dell-uomo
6. J. HALDANE, Auld Hornie, F.R.S. A review of C. S. Lewis's Space Trilogy; originally published in The Modern Quarterly, Autumn 1946 (inedito in italiano)
7. C. S. LEWIS, “Una risposta al Professor Haldane”, in “Altri mondi”, Ed. Paoline 1969, pp. 124-140.
8. Id Ibid. pag. 127
9. FEDE PARONELLI, Le meraviglie del cielo, ne Il tesoro del ragazzo italiano – Enciclopedia illustrata, vol. I, UTET Torino 1939, pp. 63-64.