"Quell'orribile forza" 4 - "Fantascienza antiscientifica"?
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Fantascienza antiscientifica?
La seconda critica (diffamazione degli scienziati) punge sul vivo Lewis. Anche nel saggio di due importanti critici, R. Scholes ed E. S. Rabkin Fantascienza. Storia – Scienza – Visione (10), che ha il merito di dedicare al nostro autore un’approfondita analisi (mentre solitamente egli viene liquidato sbrigativamente come cristiano integralista autore di opere di fantateologia), Lewis è inquadrato come rappresentante della “Fantascienza antiscientifica”. I due critici motivano il proprio giudizio dopo una acuta disamina del rapporto tra scienza e fede da Galileo in poi, mostrando come la scienza nell’Ottocento e nel Novecento aveva travalicato il proprio ambito, tentando di porsi come sorgente di valori e orizzonte ultimo della conoscenza. Per questo, a loro parere, Lewis pone come proprio oggetto polemico lo scientismo, ideologia totalizzante e alla fine anti-umanistica. Nei romanzi della Trilogia, è lo scienziato Weston a incarnare lo scientismo, in modo anche un po’ grottesco e semplificato:
“Era un uomo ossessionato dall'idea che in quel momento circolava in tutto il nostro pianeta, in opere oscure di «scientifiction», presso piccole società inter-planetarie e clubs missilistici, e tra le pagine di mostruose riviste, un'ideologia ignorata o schernita dagli intellettuali ma pronta, se mai il potere cadrà nelle sue mani, ad aprire un nuovo capitolo di sofferenza per l'universo. L'idea è che l'umanità avendo ormai degradato a sufficienza il pianeta sul quale era nata, deve a tutti i costi riuscire a propagarsi su un'area più vasta; che le grandi distanze astronomiche, che sono le norme di quarantena di Dio, devono in un modo o nell'altro essere superate. Questo per cominciare. Ma dietro a questo si nasconde il dolce veleno del falso infinito — il folle sogno che pianeta dopo pianeta, sistema dopo sistema e, alla fine, galassia dopo galassia possano essere costretti a mantenere, dappertutto e per sempre, il genere di vita che è contenuto nei lombi della nostra specie — un sogno generato dall'odio per la morte, fondato sulla paura della vera immortalità, accarezzato in segreto da migliaia di uomini ignoranti e da centinaia che ignoranti non sono. La distruzione o la riduzione in schiavitù di altre specie nell'universo, se ce ne sono, sono per queste menti un corollario gradito. Nel professor Weston il potere aveva finalmente raggiunto il sogno” (Perelandra, cap. 6).
Questo il discorso con cui Weston si presenta a Ransom su Perelandra:
«Lo spettacolo maestoso di questa cieca, inarticolata finalità che trova la sua via verso l'alto e sempre verso l'alto, in una interminabile unità di risultati differenziati, verso una sempre maggiore complessità di organizzazione, verso la spontaneità e la spiritualità, cancellò ogni mia vecchia concezione di un dovere verso l’Uomo come tale. L'Uomo in se stesso non è nulla. Il movimento in avanti della Vita — la crescente spiritualità — è tutto. Ti dico molto francamente, Ransom, che avrei commesso un errore a liquidare i Malacandriani. Era un mero pregiudizio quello che mi fece preferire la nostra stessa razza alla loro. Propagare la spiritualità, non la razza umana, è d'ora innanzi la mia missione. Questo costituisce il tocco finale nella mia carriera. Prima ho lavorato per me stesso; poi per la scienza; poi per l'umanità; ma ora, finalmente, sarà per lo Spirito stesso — potrei dire, prendendo a prestito un linguaggio che ti sarà più familiare, lo Spirito Santo... Ebbene? Spirito-mente-libertà-spontaneità, ecco di che cosa sto parlando. Questo è il fine verso cui muove tutto il processo cosmico. La realizzazione finale di quella libertà, di quella spiritualità, è l'opera a cui ho dedicato la mia vita stessa e la vita dell'umanità. La meta, Ransom, la meta: pensaci; il puro spirito: il vortice finale dell'attività che pensa se stessa, che origina se stessa» (Perelandra, cap. 7).
I due obiettivi polemici: evoluzionismo e colonizzazione planetaria
Anche se gli intendimenti ideali, formali e letterari di Lewis nel comporre la propria Trilogia (la parola “mitopoiesi” è forse quella meno inadatta ad esprimerli) vanno al di là di una semplice polemica contro lo scientismo, la critica dello scrittore si appunta su due obiettivi ben delineati: anzitutto l’evoluzionismo darwiniano, letto in contrapposizione ad un progetto intelligente (e quindi divino) sull’Universo. Ne fa fede anche una poesia satirica che Lewis dedicò al tema:
“Evolutionary Hymn” (Inno dell’Evoluzione)
“Guidaci, Evoluzione, guidaci/ su per la scalinata infinita del futuro./ Facci a pezzi, cambiaci, pungolaci, estirpaci,/ perché il ristagno è disperazione:/ brancolando, congetturando, e tuttavia in progresso,/ guidaci non sappiamo dove.
Comunque possano/ diventare i nostri posteri, / pelosi, squamosi, o crostacei,/ con occhi a bulbo o quadrati di dietro,/ con zanne o sdentati, miti o feroci,/ verso quel dio sconosciuto noi aneliamo.
Non domandare se è un dio o un demonio,/ fratello, per tema che le tue parole implichino/ norme statiche di bene e di male/ (come in Platone) in alto assise in trono;/ tali scolastici, inelastici,/ astratti criteri noi neghiamo.
Troppo a lungo i saggi vanamente/ hanno glossato il semplice testo della magnifica Natura;/ chi corre lo può leggere chiaramente: / “Bontà equivale a ciò che viene dopo”./ Evolvendosi, la Vita risolve/ tutte le questioni da noi rese ingarbugliate” (11)
L’antiprogressismo di Lewis non è un rifiuto del progresso scientifico e tecnico in quanto tale, ma della credenza, saldamente radicata tra la gente comune, che il mondo proceda quasi automaticamente verso il meglio; mentre le due terribili Guerre mondiali del Novecento erano lì a mostrare il contrario.
NOTE
10. R. SCHOLES – E. S. RABKIN, Fantascienza. Storia – Scienza – Visione, Pratiche Editrice, Parma 1979, pp. 64-76.
11. HUMPHREY CARPENTER, Gli Inklings. Tolkien, Lewis, Williams & Co., Jaca Book, Milano 1985, pag. 161.