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"Perelandra" 2 - "Voyage to Venus"

Fonte:
CulturaCattolica.it
Perelandra è un pianeta costituito da un grande oceano costellato di isole galleggianti fitte di vegetazione, e coperto da una cortina impenetrabile di nubi che, pur facendo filtrare una luminosità dorata, non lasciano scorgere gli astri del cielo. Ransom, dopo essersi insediato su una di queste isole, ed aver gustato frutti squisiti, riesce ad entrare in contatto con un essere umano: la Signora Verde, che scoprirà poi essere il primo esemplare di una razza ancora innocente.

“Voyage to Venus”
“Viaggio a Venere”: questo, esemplato sul “Voyage to Arcturus” di D. Lindsay, era il titolo alternativo per il secondo romanzo di SF ideato da Lewis, a detta di molti critici – compreso lo stesso Tolkien - il più riuscito della Trilogia. Il compito di raccordo e di collegamento col romanzo precedente è affidato allo stesso scrittore, che entrando come personaggio narrante nella storia racconta di essere stato invitato nel cottage di Ransom (il professore filologo trovatosi inopinatamente su Marte per essersi inserito involontariamente nei piani di due malintenzionati, lo scienziato Weston e il faccendiere Devine). In un plumbeo pomeriggio autunnale, Lewis si dirige all’abitazione di Ransom, incontrando però una difficoltà sovrumana, una resistenza mortale, nell’accedere al cottage (Questa “tentazione”, come vedremo, è la chiave di lettura dell’intera opera). Giunto finalmente a destinazione con una fatica immensa, viene messo a parte di un segreto sorprendente: dovrà aiutare Ransom a partire per una nuova misteriosa missione spaziale, chiestagli dagli eldila (esseri spirituali corrispondenti agli angeli), questa volta su Perelandra. Egli è stato scelto perché ha imparato il Solare antico, la lingua comune ai pianeti “non silenziosi” e quindi in comunione con Maleldil, l’Essere Supremo. Una specie di bara di ghiaccio è il veicolo che trasporterà Ransom, nudo e bendato, su Venere: gli eldila si incaricheranno del viaggio. Lewis viene invitato a fare da assistente anche al ritorno del professore, quando dovesse avvenire. Il che si verifica puntualmente dopo oltre un anno dalla partenza. In questo modo il romanzo ha la forma di un grande racconto o flash back di una avventura che – già lo sappiamo – ha avuto lieto fine.

Perelandra è l’Eden (prima della Caduta)
Ransom narra a Lewis e al medico, giunti ad accoglierlo al ritorno, la propria esperienza su Perelandra. Il pianeta è un grande oceano costellato di isole galleggianti fitte di vegetazione, e coperto da una cortina impenetrabile di nubi che, pur facendo filtrare una luminosità dorata, non lasciano scorgere gli astri del cielo. Ransom, dopo essersi insediato su una di queste isole, ed aver gustato frutti squisiti, riesce ad entrare in contatto con un essere umano: la Signora Verde, che scoprirà poi essere il primo esemplare di una razza ancora innocente. Nei colloqui con la Signora Verde, Ransom viene a conoscere lo stato di felicità primigenia in cui vivono la Regina e il Re (per il momento non presente sulla scena) di Perelandra: essi sono in qualche modo come l’Eva e l’Adamo di questo Eden ancora intatto. I due progenitori sono in rapporto diretto con Maleldil, che infonde loro conoscenze e pensieri, dominano sugli animali, ma hanno la proibizione di passare la notte sull’unica Terraferma del pianeta, cui possono però approdare durante il giorno. I colloqui con la Signora Verde sono da principio alquanto difficoltosi, come è naturale tra un essere umano terrestre e una creatura razionale di una stirpe ancora non decaduta. Ad un tratto un bagliore illumina per un attimo il cielo: qualcosa è entrato nell’atmosfera di Perelandra.