Condividi:

Alexandrina Maria da Costa (1904-1955)

Autore:
Giacometti, Giulio - Sessa, Piero
Fonte:
Mimep-Docete ©
Per sfuggire a un bruto si getta dalla finestra e resta paralizzata.
Il fenomeno della Passione di Gesù in Alexandrina si verificò durante l'arco di 17 anni: 1938-1955, ed è distinto in due periodi. Nel primo periodo 1938-1942 comporta una partecipazione fisica e avviene in giorni e ore determinati. Nel secondo periodo, dal 27 marzo 1942 sino alla morte, Alexandrina rivive la Passione fuori dell'estasi e con una partecipazione interiore sperimenta la morte mistica e dal 1942 fino alla morte nel 1955, per più di 13 anni, perdurano digiuno e anuria totali: si nutre della sola eucaristia, coma la sua quasi contemporanea Teresa Neumann e come Marthe Robin.
Gesù soffre in lei donandole una compartecipazione che la coinvolge nel suo stesso dolore, per cui si sente flagellata, coronata di spine, con Gesù e in Gesù, come una immagine viva e personale dove egli rivive la sua Passione. Vittima scelta da Cristo che le fa condividere il suo dolore per espiare il peccato del mondo intero.
Mentre descrive la Passione avverte nella sua carne i colpi tremendi, congiunta a Cristo vittima.

"Allora Pilato prese Gesù e lo fece frustare" (Gv 19,1)

Fui condotta alla flagellazione.
Vidi i modi bruschi con cui spogliarono Gesù fino alla cintola e Lo legarono poi alla colonna con grosse catene di ferro.
Mi sentii inginocchiata e legata alla colonna.
Una pioggia di flagelli cadde sul mio corpo e una pioggia di brandelli della mia carne e di gocce del mio sangue cadde attorno a me, macchiando il suolo e coloro che mi circondavano.
Il mio corpo fu lacerato con palline di ferro, o cose simili.
Mi pareva che le spalle, le costole e il petto rimanessero scarnificati.
Tutto il corpo era una ferita sanguinante.
Caddi sfinita ai piedi della colonna.
E vidi Gesù dentro di me nella stessa sofferenza.
Sentii i suoi sguardi divini innalzarsi verso il suo Eterno Padre, in un amore indicibile.
Sentii che Gesù inclinava il capo sopra il petto, serrava gli occhi, stava per spirare. Questa scena si ripeté più di una volta.

"I soldati intrecciarono una corona di rami spinosi e gliela misero in testa" (Gv 19,2)

Vidi il capo sacrosanto di Gesù coronato di spine, le quali procuravano al divin corpo un bagno di sangue.
Lo vedevo, ed era in me: io ero, come Lui, flagellata e coronata con la stessa corona di spine.
Sentii il grande casco di acute spine violentemente confitte nel mio capo: qualcuno con verghe le batteva per farle penetrare ancora più profondamente.
La corona non mi cingeva soltanto la fronte: non vi era parte del capo che non ne fosse ferita. I dolori erano insopportabili.
Che pioggia di sangue cadde dal mio capo, coronato di spine! Non ci vedevo per la grande abbondanza di sangue che scorreva sul volto.
Non potevo muovermi perché avevo le carni a brandelli.
Ricoperta con vesti da re, ma per scherno, mi misero in mano una canna.
Quanta barbarie, contro di me! Quanto era grande il numero di coloro che si ingegnavano di inventare maggiori torture! "Gesù venne fuori con la corona di spine e il mantello. Pilato disse: Ecco l'uomo" (Gv 19,5)
In seguito, vidi le scale lungo le quali Gesù salì, dopo essere stato flagellato, e dove lasciò tracce ben visibili del suo sangue divino.
Mi sentii condotta da qualcuno, che mi diede la mano, alla balconata di Pilato.
Avevo l'aspetto dolorosissimo dell'"ecce homo": il capo coperto di spine, il volto intriso di sangue, il corpo tutto ferito e lacerato.
Vidi e udii la grande moltitudine che ad una sola voce, ben lontana dall'avere pietà di me, gridava chiedendo la mia crocifissione.
Le mie orecchie sentivano scandire: "Muoia! Sia condannato!".
Oh, quali grida, quelle della folla! Sentii lo scherno di alcuni che ascoltavano quella numerosa e vile plebaglia che mi voleva condannata a morte.
Ricevetti la sentenza di morte.
Vidi la croce che, poco dopo, avrei sentita sulle spalle.

"Pilato disse: Prendetelo e mettetelo voi in croce. Per me, non ha fatto nulla di male" (Gv 19,6)


Il popolo, numerosissimo, come in una festa, aveva aspettato per vedere Gesù e aveva voluto udire la sentenza: ora gioiva all'udire la condanna a morte! Sentii la durezza di tutti quei cuori: non si commossero al vedere Gesù flagellato, coronato di spine, condannato a morte! Gesù, innocentissimo, non ebbe una parola contro quel popolo.
Soffriva in silenzio.
Tutto accettava, mentre il suo divin Cuore amava ancora più follemente.
Taluni Lo fissavano con compassione; altri con odio. Più oltre Gli apparve la Mamma; da un'altra parte la Veronica, poi ancora alcune donne.
La mia anima vide la grande montagna del Calvario e, sulla cima, già eretta la croce su cui dovevo essere crocifissa.
Questa croce giungeva al Cielo: lo obbligava ad aprirsi e lo faceva risplendere.

La salita al Calvario
"Le guardie lo fecero andare fuori della città costringendolo a portare la croce sulle spalle" (Gv 19,17)


Ricevetti la croce.
Non la presi io: sentii che me la collocavano sulle spalle.
Piegata, schiacciata dal suo peso, vi caddi sotto nello stesso posto dove mi trovavo.
Mi pareva di sprofondare sotto il suolo.
Mi fece ricordare le mie crocifissioni: sentivo lo stesso peso della croce che mi faceva svenire.
Sotto quel carico schiacciante, come camminavo io? Come fossi un vermiciattolo della terra, nascosto in essa.
Camminavo per strade tristi. Sì, non c'era luce; erano cupe. Vi si udiva soltanto lo scherno e la gazzarra del popolo.
Tutta l'umanità riempiva quelle strade! La croce, Gesù, io, ci avvolgevamo in essa: era come un rullo che rotola sempre.
Camminavo morta lungo la salita del Calvario. E sopra la mia morte portavo la morte di tutta l'umanità: che peso su di me! Sulle mie spalle non portavo solo la croce, ma il mondo intero: lo sentivo bene.