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S. Gemma Galgani (1878-1903)

Autore:
Giacometti, Giulio - Sessa, Piero
Fonte:
Mimep-Docete ©
Guarita miracolosamente, la giovane santa di Lucca risplende per la sua purezza verginale e per le tribolazioni della sua vita.
Non solamente vede, ma anche subisce la Passione del Signore, la flagellazione con le piaghe che si aprono nelle sue carni e in seguito si rimarginano, la dolorosissima coronazione di spine, le piaghe della crocifissione: è stimmatizzata.
[...] Il godere e il soffrire, l'abbiamo già sentito da Gemma, si appartengono ed essa lo segnava nel Diario di giovedì 30 agosto 1900, dopo l'esperienza per più di 6 ore della corona di spine: "Mi fece un po' soffrire, ma che dico soffrire, godere. E' un godere quel soffrire" (Diario: p. 214). Nell'ultima fase della sua vita del primo trimestre del 1903, fino alla morte silenziosa del primo pomeriggio di quel Sabato Santo (11 aprile) rimarrà il puro soffrire, nella totale aridità e nel vuoto dell'anima.

La trascrizione delle estasi in Casa Giannini comincia martedì 5 settembre 1899, quando la Santa è entrata nel 22° anno di età ed ha già ricevuto i segni della Passione. Possiamo dire che le estasi, più ancora delle lettere, non sono che colloqui sul tema dominante dell'amore-dolore e invocazioni di misericordia per sé e per i peccatori.
La Santa, nella sua umiltà, non teme di confessare la sua debolezza ed il suo terrore di fronte al patire nella tensione della sua libertà. Commovente la testimonianza dell'estasi 14a: "Quanto mi lamentai ieri, Gesù, perché mi doleva la testa! Ieri col capo, oggi colla croce, domani colle piaghe… Se dobbiamo soffrire, soffriamo insieme. Chi avrà sofferto di più, te per amor mio, o io per amor tuo? Oggi la croce e domani le piaghe: che spettacolo, Gesù, che sta per comparir dinanzi! Se sei crocifisso, soffro con te".
E. 30a (Si lamenta soprattutto del mal di capo ch'essa soffriva il mercoledì, in unione con la coronazione di spine, che doveva essere assai acerbo): "…Ho pensato alle pene del capo… Sì lo spirito è pronto, ma è il mio corpo che si lamenta. Sì il mio spirito è pronto, ma il mio corpo è stanco" […]. Ti vorrei dire che domani tu mi accrescessi il dolore, ma è il mio corpo che non vuole. È il dolore più forte quello delle spine; ma è anche il più lungo. […] Vorrebbe piangere il mio corpo, Gesù… vorrebbe piangere, quando pensa al dolore che deve sopportare nel capo…" Anche nell'E. 26a del giovedì 26 aprile 1900: "O Gesù, son tutte pene che le soffro volentieri…ÊMa quella del capo, se tu non mi aiuti è un tormento" (p. 38). E nell'E. 46a: "Mi sento la testa, ma non è il dolore di Gesù". L'origine di questo dolore, che le riusciva insopportabile, è spiegato nella lett. 24a a Mons. Volpi, del febbraio 1900: "Sabato sera andai a fare una visita al SS. Crocifisso; mi venne una gran voglia di patire, e proprio con tutto il cuore lo chiesi a Gesù. E Gesù da quella sera mi ha fatto sempre avere un dolore di capo, ma forte, forte, e quasi sempre mi viene sangue; ma sono quasi disperata, perché ho paura di non potere resistere. Stanotte ho sofferto tutta la notte; ho pregato Gesù che volevo un po' di pace: infatti me l'ha data" (p. 345).
Quanto alla nostra Gemma, la colletta della Messa della sua festa riprende in forma più succinta il tema centrale della preghiera di S. Francesco: "O Dio, che hai reso la santa vergine Gemma Galgani, immagine del tuo Figlio crocifisso, donaci per sua intercessione di partecipare ai patimenti di Cristo per meritare di essere associati alla sua gloria". Particolarmente intensa è l'espressione che la Galgani fu "immagine del tuo Figlio crocifisso", ch'è ancora più comprensiva del "sacra stigmata" per S. Francesco, poiché la vergine lucchese alcune volte partecipò anche agli altri patimenti del Crocifisso quali il sudore di sangue, la coronazione di spine, la flagellazione, la sete ardente…ÊPio XII nella Bolla di Canonizzazione ricorda che tra i favori divini a lei concessi "…singolarissimo fu quello per cui Gemma ripresenta, nella sua carne verginale, una viva immagine di Gesù Cristo" (segue la descrizione) "fatta misteriosamente partecipe dei singoli tormenti della sua Passione, sentendosi trafitta da chiodi, per arcano fenomeno, le mani e i piedi e ferito da acuta lancia il costato, e apparendone a volte visibili le cicatrici delle piaghe cioè le stimmate" - le quali, assieme agli altri favori, come le apparizioni dello stesso Signore Gesù e della Madonna, come pure la familiarità del suo Angelo Custode e altre straordinarie manifestazioni di divini carismi, "sembrano provare ad evidenza che l'unione di mente e di cuore fu talmente singolare da poter dire con l'Apostolo Paolo: "Sono crocifisso con Cristo e non sono più io che vivo ma Cristo vive in me" (Gal 2,20) (AAS, XXXIII 1941, p. 99s.).


Estasi 30


Alla vista di Gesù flagellato chiede che si scarichino sopra di lei i flagelli. Il dolore delle spine al capo le riesce assai penoso, ma è pronta a sopportarlo. Darebbe volentieri la vita per impedire anche un solo peccato; brama di morire per volarsene da Gesù (Cf. P. Germ. nn. XXVIII e XIV).
Martedì 1 maggio 1900
Povero Gesù!… Quanti colpi, povero Gesù!… Non mancano, Gesù, quei cattivi, ma non manca in te la pazienza.
Lasciatelo stare Gesù… battetemi me, Gesù no. Perché vendicarvi sopra Gesù? Vendicatevi sopra di me.
Di più ancora, Gesù… di più!… O Dio!… Di più ancora, Gesù!… Accresci, o Gesù; accresci… Gesù… o Dio!… Gesù mio, aiutami in questi momenti. Gesù, a chi vuoi che ricorra?


Estasi 31

Soffre con Gesù la coronazione di spine e domanda forza per tollerare tanto dolore. Si umilia e si stupisce all'udire da Gesù che lei a lui basta. Come pegno di amore chiede nuovi patimenti. Nonostante l'aridità che prova, non lascerà mai la preghiera. (Cfr. P. Germ. n. XII).
Mercoledì 2 maggio 1900
O Gesù!… o mio Gesù!… Tu solo, Gesù, puoi intendere che pena sia… O Dio!… Sì, tu solo, Gesù… Gesù, tu solo… O Dio!… il mio capo, Gesù!… Perdona, Gesù a tutti quelli che ti hanno coronato. O Dio!… Ge…sù… Gesù, io muoio… Gesù io muoio… Dio mio!...

Estasi 100

Con accenti sublimi chiede a Gesù di renderla partecipe di tutti i tormenti della sua Passione. Eccita l'anima sua a benedire, ringraziare ed amare Gesù, che l'ha tanto beneficata. (Cfr. P. Germ. n. XXIX).
Lunedì 30 giugno 1902
Signore mio Gesù, quando le mie labbra si avvicineranno alle tue per baciarti, fammi sentire il tuo fiele. Quando le mie spalle si appoggeranno alle tue, fammi sentire i tuoi flagelli. Quando la carne tua si comunicherà alla mia, fammi sentire la tua Passione. Quando la mia testa si avvicinerà alla tua, fammi sentire le tue spine. Quando il mio costato si accosterà al tuo, fammi sentire la lancia.
Oh! che mai ti darò io per tanti doni che mi hai fatto, di avermi amata e sollevata? … E tu, che non ti dovresti aspettar da me vile creatura? … Io ti do tutto quello che tu mi hai dato…
Giovedì 23 agosto
Aridità e ripugnanze; la corona di spine; amorosa gara con Gesù.
Oimé! la sera viene, e il solito raffreddamento, la solita ripugnanza mi assale; la stanchezza vorrebbe vincermi, ma con un po' di fatica non mai voglio tralasciare di fare il mio dovere.
Gesù stasera mi ha posata la sua corona sul mio capo circa le 10, dopo essermi un po' raccolta. Il mio patire, che non eguaglia per niente quello di Gesù, è stato forte: persino tutti i denti mi sentivano; a ogni movimento era un forte dolore; credevo di non resistere, ma sì, va tutto bene invece.

La flagellazione - Le due corone

Giovedì 7 febbraio 1901
Era tanto tempo che pregavo Gesù affinché mi togliesse ogni segno esterno, ma Gesù invece ecco che me ne aggiunge un altro: mi fece provare qualche piccolo colpo della sua flagellazione; ai dolori delle mani, piedi, testa e cuore vi aggiunse pure qualche altro di detti colpi. Sia sempre ringraziato.
Infatti circa le ore 5 fui presa da un dolore tanto grande dei miei peccati, che mi sembrava di essere fuori di me; ma a questo spavento mi successe ben presto la speranza nella misericordia di Dio, che ben presto mi calmai. Non provavo ancora nessun dolore; dopo circa un'ora mi sembrò di vedere l'Angelo mio Custode, che teneva in mano due corone: una di spine, fatta a guisa di cappello, e l'altra di gigli bianchissimi. Al primo vedere quest'Angelo mi cagionò, come sempre, un po' di paura, ma poi mi cagionò allegrezza; insieme adorammo la maestà di Dio, gridammo "Viva Gesù!" forte forte, e poi mostrandomi le due corone, mi chiese quale volessi. Non volevo rispondere, perché P. Germano me lo aveva proibito; ma insisté, dicendomi che era Lui che lo mandava, e per darmene un segno che veramente era Lui che lo mandava, mi benedì nella maniera che era solito benedirmi Lui (P. G.), e fece l'offerta di me all'Eterno Padre, dicendomi che dimenticassi in quella notte me stessa e pensassi ai peccatori.
Fui persuasa di queste parole, e risposi all'Angelo che avrei scelta quella di Gesù; mi mostrò quella di spine, e me la porse; la baciai più volte, e l'Angelo sparì, dopo averla posta sulla mia testa. Cominciai allora a soffrire, nelle mani, piedi, e il capo; più tardi poi per tutto il corpo, e sentivo dei forti colpi. Passai la notte in quel modo; a forza la mattina mi alzai, tanto per non far conoscere le cose tanto grosse; i colpi e i dolori li sentii fino circa le due; verso quest'ora tornò l'Angelo (e per dire il vero, quasi non potevo più reggere), e mi fece star bene, dicendomi che Gesù aveva avuta compassione di me, perché sono piccina, e ero incapace di arrivare a soffrire fino all'ora che Gesù spirò. Dopo stetti bene; mi sentivano però tutti gli ossi, e appena potevo reggermi in piedi. Ma una cosa mi affliggeva: vedevo che i segni non erano spariti; anzi nelle braccia e in qualche altra parte del corpo (mi avvidi mentre mi vestivo) che ci avevo del sangue e qualche segno dei colpi.