Teresa Neumann (1898-1962)
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Descrive e rivive, nel rapimento estatico, l'intera Passione del Signore, in modo cruento.
Il sangue della flagellazione, della coronazione di spine, della Via Crucis e della crocifissione è visibile, come in S. Gemma Galgani, ed è stato visto ripetutamente da molti testimoni.
Per la ripetizione delle sue visioni - 700 volte ognuna - e per la loro descrizione dettagliata, è forse la testimone più privilegiata della Passione del Signore.
Ogni visione è da lei narrata nella sosta tra una visione e l'altra. Gesù viene flagellato prima posteriormente, poi anteriormente.
Anche Teresa, come Caterina Emmerick, indica tre coppie di sgherri che flagellano Gesù e il dolore del Salvatore nel non riuscire a ricoprirsi dopo la flagellazione, perché per gioco gli sono gettati via gli indumenti.
La corona di spine è descritta come un casco, un copricapo dei patriarchi orientali.

Per quanto è stato possibile controllare, queste visioni corrispondevano così bene al paesaggio di Gerusalemme, all'abbigliamento dell'epoca, agli oggetti dell'arredamento usati allora, che anche il resoconto delle visioni ne acquista in verosimiglianza. A ciò si aggiunge che le visioni non comparvero una volta sola, ma si ripeterono tutti gli anni e, quella della Passione, addirittura ogni settimana sempre con lo stesso decorso. Questi elementi, pur tenendo conto dei fattori d'incertezza riguardo alle visioni, nel nostro caso depongono perciò a favore della fedeltà storica di molte visioni.
La visione più impressionante e anche più conosciuta in tutto il mondo, perché per alcuni decenni i visitatori affluirono da ogni parte per assistervi, era la visione del venerdì, la cosiddetta Passione del venerdì.
A differenza delle altre, che si ripetevano nel giro dell'anno liturgico ed erano strettamente legate alla sequenza delle feste, questa contemplazione è stata vista da Teresa Neumann almeno settecento volte. Aveva luogo nella notte tra il giovedì e il venerdì, eccetto in quelli che cadevano nei tempi liturgici gaudiosi (da Natale a Settuagesima, da Pasqua al venerdì dopo l'ottava del Corpus Domini, nelle feste di Maria, degli Apostoli, di S. Giuseppe, di S. Lorenzo, patrono di Konnersreuth, e di S. Wolfango, patrono della diocesi).
Il vincolo liturgico era così rigoroso che, negli ultimi due casi, i patimenti mancavano soltanto se Teresa si trovava a Konnersreuth per la festa di S. Lorenzo e nella diocesi per quella di S. Wolfango. Fin quando lei non si formò un'adeguata esperienza in proposito, le capitò per due volte di essere sorpresa dai patimenti trovandosi fuori sede in quel giorno, capitato di venerdì.
Il primo caso si verificò mentre stava nel castello di Zeil, il secondo mentre era ad Eichstätt.
Le visioni del venerdì si distinguevano dalle altre, per il fatto che Teresa soffriva anche nel corpo. Con la contemplazione del Monte Oliveto il sangue cominciava a scorrere dagli angoli degli occhi sulle guance, sanguinavano le stimmate, le ferite della flagellazione impregnavano la camicia e la giacca da notte, quelle delle spine sulla fronte sanguinavano da nove punti più o meno profondi intridendo il bianco fazzoletto da testa. Durante il trasporto della Croce, nella settimana Santa, la spalla si gonfiava e formava una macchia visibile sulla giacca.
Chi ha potuto assistere a quella visione ne ha riportato l'immagine di un martire perfetto e impressionante, ma pur sempre nobile, commovente e composto. Si vedevano le mani muoversi intorno alla fronte, come per allontanare le spine, le dita delle mani contrarsi nello spasimo doloroso dei chiodi della crocifissione, la lingua che cercava di umettare le labbra arse. Non tutti i venerdì la comparsa del sangue era uguale, ma aumentava nella settimana Santa per raggiungere il colmo il venerdì Santo. Nei giorni di giovedì e venerdì Santo le contemplazioni avevano un'estensione più ampia del solito. Mentre abitualmente incominciavano poco prima della mezzanotte con la salita sul Monte Oliveto e finivano all'una dopo mezzogiorno del venerdì con la morte di Gesù, il giovedì Santo incominciavano con i preparativi dell'ultima Cena e finivano il venerdì con la deposizione nel sepolcro. L'ora della morte, cioè l'una dopo mezzogiorno, corrisponde esattamente all'ora della morte di Gesù, cioè le 3, per la differenza del fuso orario. All'epoca dei Romani quella era chiamata "ora nona", perché le ore si contavano incominciando dalle 6 del mattino.
Le ultime visioni della morte di Gesù avvenivano talvolta già prima della domenica delle Palme, cioè il cosiddetto venerdì doloroso (che liturgicamente commemora i sette dolori di Maria). La lavanda dei piedi e l'istituzione del SS. Sacramento si ripetevano non solo il giovedì Santo sera, ma qualche volta anche la mattina del Corpus Domini.
Col passare degli anni le sofferenze del venerdì vennero talvolta a mancare, oltre che nei periodi festivi, anche nell'Avvento, o quando Teresa era ammalata o esausta per le pene di espiazione. Negli ultimi anni di vita, oltre che nella Quaresima, la visione della Passione si verificava solo nel venerdì del S. Cuore di Gesù.
Un'unica volta i patimenti del venerdì si presentarono in modo diverso dal solito e fu il venerdì Santo 1951. (In quel giorno io mi trovavo, come tanti altri venerdì, a Konnersreuth; N.d.A.). Teresa vide allora la Passione come al solito, ma non vi partecipò con sofferenze fisiche, per modo che né gli occhi, né le stimmate, né le altre parti del corpo sanguinarono. Quel giorno migliaia di curiosi (e non curiosi) si presentarono, ma ebbero la delusione di non poter vedere Teresa. La stampa s'impadronì dell'episodio sensazionale, annunciando che lo stato di grazia di Teresa Neumann era evidentemente finito.
30 Visione
Teresa esterrefatta volge il capo da destra a sinistra. Vede la flagellazione. Il Salvatore, spogliato degli abiti, si guarda intorno molto rattristato.
Gli legano di nuovo i polsi e poi, con la faccia rivolta alla colonna, lo legano a questa con la corda che gli stringe i polsi. Le braccia sono così tirate che tocca terra solo con la punta dei piedi. Tre gruppi di sgherri ubriachi (di due uomini ciascuno), cominciano a flagellarlo a tutta forza con sferze di diverse forme. Quando vedono che ogni parte del corpo raggiungibile è gonfia e comincia a lacerarsi, lo voltano e riprendono a flagellarlo sul davanti. Alla fine il Salvatore è tanto spossato che non può neanche chinarsi per raccogliere le proprie vesti. Per beffa un ragazzotto gliele getta lontano con un calcio. Teresa è furibonda contro quel ragazzo e si esprime vivacemente dicendo: "Se potessi acchiapparlo, gliene darei una…!". Durante la flagellazione a Teresa si aprono ferite sul petto e sulla schiena impregnando di sangue la giacca.
31 Visione
La coronazione di spine. Non è la corona di spine che viene rappresentata abitualmente, ma una specie di copricapo chiuso, come quello dei patriarchi orientali; una sorta di cesta con molte spine lunge e acute, che i servi calcano sulla testa del Salvatore con bastoni, per non ferirsi le mani. Da quel momento sanguinano le ferite della fronte di Teresa, intridendo il fazzoletto da testa su cui spiccano, come tutti i venerdì, nove grosse macchie di sangue.
32 Visione
Condanna di Gesù. "L'uomo calvo" (Pilato, che altre volte sarà chiamato "quello che non vuol impicciarsi") si lava le mani. Gesù viene consegnato ai Giudei.
33 Visione
Teresa crede che si carichi sulla schiena del Salvatore legna da costruzione; sono invece i tre pezzi della croce non ancora congiunti, ma legati con una corda. Il tronco più lungo non è squadrato, i due pezzi più corti sì. (Anzi essi appaiono squadrati già da qualche tempo, perché Teresa nota che portano il segno delle intemperie). Le spalle, già lacerate dalla flagellazione, cominciano a sanguinare sotto quel peso. Sulla giacca di Teresa compare una grossa macchia di sangue alla spalla destra.
34 Visione
Gesù va verso il Calvario. Cade sotto il legno della croce e viene rialzato con violenza.
35 Visione
Lungo la strada Gesù vede sua Madre accompagnata da Giovanni e da alcune donne. Teresa lo sente chiamare "Immi" (mia madre). Uno dei monelli che accompagnano i carnefici, scorgendo la Madre di Gesù, toglie dalla cassetta degli arnesi due chiodi da crocifissione e glieli mostra per scherno. Maria sviene ed è sorretta da Giovanni.