Compagni, avete perso

Compagni, avete perso stando con i liberisti selvaggi
Autore:
Cavallari, Fabio
Fonte:
Tempi n. 25 del 14/06/2005

Ha vinto la ragione! Abbiamo vinto una battaglia noi laici, comunisti, cattolici e femministe che ci siamo astenuti. Non provino a dirci che è una vittoria del qualunquismo, non si permettano di sostenere che è l’affermazione dell’oscurantismo clericale. Ho sostenuto in prima persona l’astensione, esponendomi pubblicamente da marxista non credente. Ho visto un popolo animarsi, gonfiare assemblee ed attivare il passa parola della razionalità. Con i compagni di Tempi (sì, perché il termine merita rispetto ed evoca quella comunanza che a sinistra si è smarrita) ho imparato a leggere oltre la propaganda, studiare e rivendicare il valore assoluto della libertà. Dopo anni d’inarrestabile ascesa è la prima battuta d’arresto del liberismo selvaggio. Di quel liberismo che non si accontenta più di manufatti e merci ma che vorrebbe gettare il proprio occhio indiscreto sulla vita umana. Sono state sconfitte le multinazionali farmaceutiche ma prima di tutto è stata sconfitta l’idea che la vita possa essere gestita, cooptata e risolta dentro un laboratorio. È stato sconfitto il relativismo del desiderio a tutti i costi e la modernità vissuta come guida astratta della nostra società. La sinistra italiana si è dissolta nell’inganno radicale senza neppure accorgersi di abbandonare pezzi della propria identità, nei solchi di un capitalismo disumanizzato. è stato sconcertante assistere a questa deriva assoluta, senza neppure percepire che il dubbio poteva essere una variabile da considerare. Da domani un problema politico si porrà pressante. Coloro i quali in questa campagna referendaria hanno sostenuto con soave scioltezza la possibilità di selezionare, scartare, eliminare direttamente vita umana, come potranno coerentemente proseguire la loro azione politica? Gli amici verdi avevano coniato un bellissimo slogan all’epoca della clonazione della pecora Dolly, «Non consegniamo il nostro futuro a Frankenstein». Mi chiedo come abbiamo potuto diventare essi stessi i sostenitori del liberismo abrogazionista. Ai compagni che si rifanno ancora al comunismo, chiedo perché abbiano gettato alle ortiche l’intera tradizione marxista per lasciarsi trasportare dalla dittatura del desiderio. So per certo che non otterrò alcuna risposta, che la propaganda anticlericale prenderà il posto delle osservazioni di merito. Eppure, se non avrete gettato il cervello interamente all’ammasso, cari compagni, sarete costretti a tornare a discutere di liberismo, delle contraddizioni del capitalismo e della mercificazione dell’uomo. Credo nella capacità di resipiscenza degli uomini liberi. è necessario però sbarazzarsi dei falsi miti, di un concetto di libertà che assomiglia sempre più al piagnucolio di un bimbo viziato. Per intanto, mi sia concesso festeggiare la vittoria della ragione, assieme agli amici di Tempi, con gli atei devoti e con la solidale compagnia di qualche comunista del dissenso. Purtroppo per voi, noi non ci perderemo di vista.