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Io non mi astengo - io NON VOTO

Fonte:
Avvenire ©
Sulla vita non si vota



1.- La legge 40 è "cattolica"?

In nessun modo la Legge 40 si può definire "cattolica", in quanto si discosta notevolmente dalla visione antropologica della Chiesa. Rilevanti sono almeno tre punti:

la legge prevede l'accesso alle tecniche di fecondazione assistita anche da parte delle coppie di fatto (è la prima volta che una legge italiana concede questo riconoscimento), quando per la morale cattolica la decisione di avere figli è legittima soltanto all'interno del matrimonio.

Per la Chiesa l'apertura alla vita che rende possibile la collaborazione alla creazione secondo il disegno di Dio, ha senso soltanto come esito dell'unione sessuale di marito e moglie. Per cui ogni tipo di fecondazione assistita – anche quella omologa consentita dalla Legge 40 – è moralmente illecita.

Anche se all'articolo 1 la legge garantisce i diritti "di tutti i soggetti coinvolti, compreso il concepito", di fatto essa propone tecniche abortive. La fecondazione artificiale infatti comporta sistematicamente l'eliminazione di numerosi embrioni umani.

2.- Se la legge 40 non corrisponde alla morale cattolica, perché difenderla?

La Legge 40 è un importante passo in avanti rispetto alla situazione precedente, che era stata definita di Far West procreatico. L'assenza di una legge specifica permetteva infatti qualsiasi tipo di intervento (mamme-nonne, uteri in affitto e così via) in materia. E, seppur in contrasto per molti aspetti con l'insegnamento della Chiesa, essa "ha comunque il merito di salvaguardare alcuni principi e criteri essenziali, in una materia in cui sono in gioco la dignità specifica e alcuni fondamentali diritti e interessi della persona umana", come ha ricordato il cardinale Camillo Ruini nella Prolusione al Consiglio permanente della CEI il 17 gennaio 2005. In particolare i divieti di produzione di embrioni in soprannumero, di crioconservazione se non in casi eccezionali, di diagnosi preimpianto, di sperimentazione a scopi non terapeutici, di clonazione, consentono di proteggere la vita umana appena concepita da ogni forma di strumentalizzazione e di manipolazione. Una tutela che si estende anche al diritto ad una famiglia stabile e a due genitori sociali che siano anche i genitori biologici: la Legge 40 vieta il ricorso alle tecniche di fecondazione eterologa e alla maternità surrogata e chiede - da una parte - un rigoroso controllo sui requisiti della coppia richiedente e sulla validità del consenso alle procedure e - dall'altra - l'equiparazione giuridica del figlio generato con tecniche artificiali ai bambini nati a seguito di fecondazione naturale. Il bambino è, infatti, figlio legittimo della coppia sposata o figlio naturale riconosciuto della coppia convivente che ha chiesto e ottenuto l'uso delle tecniche di fecondazione assistita.

Io non mi astengo – io NON VOTO

3.- Se il voto è un diritto-dovere del cittadino, come si giustifica l'astensione? Che differenza c'è tra voto referendario e quello politico o amministrativo?

L'obiettivo principale da perseguire è evitare il peggioramento della Legge 40. In questa ottica, come ha ricordato il cardinal Ruini, "sembra giusto avvalersi di tutte le possibilità previste in questo ambito del legislatore". Va dunque ricordato che al voto referendario non si applica il principio stabilito dall'articolo 48 della Costituzione per cui l'esercizio di voto "è dovere civico". Alla materia referendaria la Costituzione dedica un articolo a parte, il 75, per per il quale non esiste alcun dovere civico di votare. Nell'art. 75 è fissato infatti un doppio quorum, nel senso che la proposta soggetta a referendum è approvata "se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi", ma a condizione che abbia "partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto". Dunque la Costituzione ammette che l'elettore possa legittimamente non partecipare alla votazione, tanto che più di astensione – termine usato spesso come sinonimo di indifferenza – è giusto parlare di "non voto".

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