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Una legge ingiusta da abrogare?

Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Italiani in disaccordo sulla legge riguardante la fecondazione assistita.
Sulla vita non si vota



Fecondazione assistita: continuano le polemiche, continuano i dibattiti per cercare di convincere il cittadino che la legge in materia di procreazione medicalmente assistita è una legge ingiusta, discriminante, che lede la libertà del singolo.
Già sono pronti referendum per richiederne l'abrogazione, a soli pochi mesi dalla sua entrata in vigore. I sondaggi dicono che il 60% degli italiani non è d'accordo sulla legge, che i ¾ di coloro che vogliono un figlio mediante questa tecnica sono costretti ed emigrare all'estero…
E' interessante sapere che una così grande maggioranza di italiani se ne intende di queste cose, sa che cosa è la fecondazione in vitro, in quale modo viene eseguita, quali eventi avversi o effetti collaterali può provocare, quale ne è la percentuale di riuscita, quale ne sia l'onere economico da affrontare.. è interessante scoprire così tante persone a conoscenza del problema tanto da darne un parere sull'essere d'accordo o meno nei riguardi della legge.

E' stata accusata la legge di ledere la libertà della coppia di poter ritirare il proprio consenso all'impianto: se la donna non desidera all'ultimo momento l'impianto la legge non può costringerla facendole subire una enorme violenza; in realtà la legge prevede qualcosa di diverso.
Nell'art. 6 vengono descritte le modalità del "consenso informato" da parte del medico nei confronti della coppia (informazione sui metodi, sui problemi bioetici, sui possibili effetti collaterali, sulle conseguenze, sull'alternativa dell'adozione, sui costi. Firma di un documento di richiesta da parte dei due componenti la coppia. Ulteriore attesa di sette giorni). Riporta anche che "la volontà può essere revocata da ciascuno dei soggetti indicati (cioè l'uomo e la donna che costituiscono la coppia) fino al momento della fecondazione dell'ovulo". Data la complessità tecnica della fecondazione in vitro, il coinvolgimento e la grande responsabilità che essa implica, è importante e giusto che in qualsiasi momento del percorso si possa recedere liberamente dalla richiesta. Ma c'è un punto, necessariamente, di non ritorno: quando il concepimento è avvenuto e un nuovo figlio comincia ad esistere; da questo momento c'è un altro soggetto portatore di diritti. Il rifiuto da parte di chi lo ha richiesto significa farlo morire. La responsabilità dei genitori è quella indicata dall'art. 30 della Costituzione: il dovere di mantenimento di un figlio, oltrettutto non comparso all'esistenza casualmente e senza essere desiderato, ma per libera e meditata decisione.
E' una ipotesi probabilmente lontana dalla realtà, quella di futuri madri e padri che si incamminino in un percorso così lungo e difficile, e arrivati al momento desiderato dell'impianto lo rifiutino; ammesso che dietro a questo ci sia un tentativo di raggirare la legge per poter avere embrioni da utilizzare a scopi di ricerca, o per la fecondazione eterologa etc.

E' stato detto che la legge lede la libertà di verificare se l'embrione da impiantare sia sano, di conseguenza la donna sarebbe obbligata al trasferimento di un embrione "malato". La "malattia" dell'embrione può - senza completa certezza e solo per alcune anomalie - essere accertata solo con una diagnosi pre-impianto: viene "biopsiato" l'embrione, cioè vengono prelevate da esse due cellule quando esso si trova alla stato di 6-8 cellule. In sostanza ferisce gravemente un embrione, già più fragile di quelli risultanti da fecondazione naturale perché privato degli apporti materni nel viaggio dalla area ampollare della tuba all'endometrio. A seguito della biopsia l'embrione giunge sempre allo stato di blastocisti con una riduzione di almeno il 20% della massa cellulare. Di conseguenza si verifica un certo tasso di mortalità anche degli embrioni sani prima del trasferimento. In sostanza, tra embrioni sani che vengono eliminati perché erroneamente ritenuti malati; embrioni sani che muoiono per effetto della biopsia; embrioni biopsiati trasferiti che non riescono a impiantarsi o a svilupparsi, non è piccolo il numero di embrioni che avrebbero potuto soddisfare il desiderio di un figlio e che invece vengono distrutti. Tutto questo comporta un maggior stress della donna (più numerosi prelievi) in quanto è percentualmente minore, in rapporto agli embrioni sani, la sua possibilità di portare a termine una gravidanza.

E' stato detto che la legge lede la libertà di chiunque abbia il desiderio di avere un figlio.
In effetti regola il fatto che un figlio ha bisogno di una madre e di un padre per poter nascere, essere accudito, crescere e svilupparsi nell'armonia del suo copro e psiche; tutte le alternative alla "coppia" fatta da un uomo e una donna non rientrano nel criterio scelto dalla natura per proseguire la specie umana.
La legge tutela invece chi in piena responsabilità, con un desiderio vero, affetto da problemi di salute seri che impediscono il concepimento per la via naturale, vuole avere un figlio. Ma questo forse al 60% degli italiani non interessa…