Prospettive
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Quali prospettive dopo il referendum? Una prima breve riflessione.
C'è un dato che emerge ora ad urne chiuse dopo il referendum, ed è l'inquietante verità di quella misteriosa e mal digerita definizione di Benedetto XVI, quando parlava di dittatura del relativismo.
La virulenza dell'attacco dei referendari, convinti che la verità si raggiunga in base alla maggioranza, ha travolto anche ogni residuo di ragionevolezza in gran parte delle persone che volevano ricorrere al voto.
Sembrava mala fede; in realtà dalle reazioni sconsolate e rabbiose di molti dei delusi dal risultato si evince che non era mala fede, ma profonda convinzione; e quel che è drammatico è il fatto che quando certe convinzioni false sono così radicate non c'è molto da fare per sradicarle.
Eppure abbiamo bisogno di una base comune da cui ripartire per ricostruire quell'umano che un mese di campagna referendaria menzognera ha profondamente intaccato.
Come può essere possibile che le coscienze siano state tacitate fino al punto da negare una verità che nessuno, da che mondo è mondo, aveva messo in discussione, cioè che, dal momento del concepimento, una donna ha in grembo una creatura che si svilupperà normalmente in uomo o donna se non interviene qualche fattore estraneo?
Ma da dove ripartire per ricostruire l'umano così umiliato nella sua caratteristica fondamentale che è la ragionevolezza, cioè la capacità di rendersi conto della realtà in tutti i suoi fattori?
Un filosofo diceva che bisogna sottomettere la ragione all'esperienza, cioè alla realtà così come essa è e non come vorremmo che fosse. E quale è la realtà?
Ora possiamo anche osservare con più distacco tutta la vicenda, e Capezzone stesso ce ne ha dato l'esempio riconoscendo la disfatta: "Abbiamo perso, e abbiamo perso molto pesantemente".
E la realtà la si affronta a partire da quella che è: inutile ricamarci sopra sia da parte dei vincitori che da parte dei vinti… anche perché non ha perso nessuno, poiché ha vinto il riconoscimento della vita.
Chi di noi ha dovuto discutere con il fronte referendario in quest'ultimo mese ha tristemente constatato, nei fautori del referendum più in buona fede, una notevole dose di disinformazione o di informazione parziale.
Ognuno, basandosi sulle proprie fonti di informazione screditava le fonti di informazione degli altri, e chi era alla ricerca di un minimo di certezze restava sconcertato (infatti prudentemente gli Italiani, che per lo più non sono esperti di biologia, di bioetica e di leggi varie, non comprendendo granché, hanno preferito disertare le urne, dimostrando un'alta dose di buon senso).
Ma qualche certezza deve pur esserci, la verità deve pur esistere; ed è chiaro che per una retta coscienza che non esistono opinioni travestite da verità: la Verità deve essere una e tutto può essere riconducibile ad essa. Solo così ci si può comprendere… altrimenti ritorniamo alla babele biblica.
E' opportuno pertanto ricominciare a lavorare per ribadire le più elementari evidenze che emergono dalla realtà per un servizio onesto e veritiero alla nostra disastrata società.
C'è però un aspetto inaspettato e bello che non penso sia sfuggito; ed è stato l'unità dei cristiani fedeli al Papa che hanno avuto in lui un valido sostegno nella difesa della vita: c'è stata una immediata e viscerale sintonia su questo tema, che era tanto caro anche a Giovanni Paolo II, e che l'approvazione esplicita di Benedetto XVI, insieme ai suoi Vescovi, ha decisamente confortato, nell'impegno, i cattolici.
Su questo credo non possiamo tirare i remi in barca; quel lavoro di unità, preparato dal pontificato di Giovanni Paolo II e così attivo in questa circostanza, deve essere continuato: i cattolici riescono a comprendere quando sono in gioco questioni essenziali, e intorno a queste riescono a superare ogni divergenza.
Ciò dovrebbe essere di stimolo a continuare su questa unità fra noi che è il segno visibile della vittoria di Cristo.