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La legge 40/2004, il concetto di legge naturale e i bambini malformati

Autore:
Agnoli, Francesco
Fonte:
CulturaCattolica.it
Sulla vita non si vota



Di fronte alle nuove possibilità della tecnica, ed in particolare alle tecniche di fecondazione artificiale, il legislatore ha ritenuto di intervenire con un provvedimento, la legge 40, che ha provocato e provoca grosse discussioni ed accesi dibattiti. In particolare gli avversari della legge sostengono che un’ambito così personale come quello della riproduzione non dovrebbe essere normato dallo Stato, ma lasciato alla libertà dei singoli, degli individui. Sarebbero quindi lecite, e non condannabili, le varie pratiche di affitto dell’utero, di fecondazione con seme di persona morta, di adozione di figli in provetta da parte di singoli o coppie omosessuali, di ricorso alle banche del seme, di sperimentazione sugli embrioni, decretandone la morte, di fecondazione con gameti di terzi ecc. ecc. Di fronte ad una simile argomentazione occorre chiedersi cosa sia la legge e quale sia il suo compito.
Secondo il pensiero cattolico la legge morale deve essere un po’ come la legge fisica: lo scienziato scopre che c’è la legge di gravità, non la inventa; la trova, la riconosce, come un dato della realtà; se così non fosse la sua legge sarebbe sbagliata. Così, come la legge di gravità vale sempre e non solo oggi o solo domani, ugualmente la legge morale, se è vera oggi, deve esserlo anche domani, sempre: altrimenti bisognerebbe dire che il bene e il male, il giusto e l’ingiusto non esistono, ma cambiano col cambiare dei codici, o dei dittatori.
“La legge - scrive il professor Pasqualucci - deve mostrare di avere colto l’ordine (ordo, taxis) delle cose, dei rapporti cui si riferisce. Deve mostrare in altre parole di essere giusta. In ciò è la sua verità. Quindi la legge non è tale solo per la fonte che la promulga, per l’autorità che possiede in senso formale, per essere cioè un comando; lo è soprattutto perché manifesta quell’ordine che è nelle cose come loro verità intrinseca. Un ordine non creato quindi arbitrariamente dal legislatore, ma che esiste già nella realtà fisica e soprattutto morale. Un ordine che il legislatore deve riconoscere, far crescere, mantenere e infine imporre”, secondo il saggio detto: “Serva ordinem et ordo servabit te”. Cioè “conserva l’ordine esistente e l’ordine conserverà te”: così il codice della strada deve stabilire un ordine, razionale, che non è assurda imposizione, ma garanzia di sicurezza per tutti, e cioè tutela del bene comune.
In quest’ottica, allora, il problema attuale se sia lecito o no il ricorso all’utero in affitto o alle mamme-nonne, non è questione di conservatorismo di destra o di progressismo di sinistra, bensì un problema di ordine naturale, oggettivo, da tutelare, con una legge, oppure da violentare, direi quasi stuprare, in nome di una falsa libertà. La fecondazione artificiale dunque, proprio in quanto artificiale e non naturale, porta in sé il rischio di stravolgere la realtà che abbiamo ricevuto, di adulterarla violentemente, con inevitabili danni per chi vi è coinvolto. Non è infatti un caso che essa presenti gravi pericoli per la salute della madre, indotti dalla iperstimolazione ovarica, per l’embrione, e per l’eventuale figlio, spesso soggetto a gravi malattie degenerative e genetiche di vario tipo. La fecondazione artificiale non si propone infatti, come la medicina ha sempre fatto, di ricostituire un ordine “in crisi”, curando la sterilità come qualsiasi altra malattia, ma interviene con un processo in vitro, cioè con un procedimento manipolatorio ed innaturale, in cui il medico non è “assistente”, come si vorrebbe far credere con l’espressione “procreazione medicalmente assistita”, ma attore primario dell’atto generativo, tramite siringhe che penetrano nell’ovulo (con quali danni?) al posto dello spermatozoo, provette di vetro, appositi freezer per embrioni, preparati chimici chiamati a sostituire, un po’ alla buona, l’habitat materno ecc. ecc. Sono gli stessi medici “fecondazionisti” a parlare di “Madre provetta”, come se si potesse sostituire il legame di carne e di sangue, di messaggi chimici ed ormonali (il cosiddetto “colloquio crociato”) tra una madre e suo figlio con una fredda custodia di vetro. Con la fecondazione artificiale viene dunque bypassato, non corretto, non guarito il dato della sterilità. Non è un caso, allora, neppure questo: che la sterilità con cui si fanno oggi i conti sia fortemente aumentata negli ultimi anni per l’inquinamento dell’atmosfera e dei cibi, e per il ricorso massiccio a sostanze chimiche artificiali anticoncezionali che, avendo potenzialità abortive, nocive sulla vita nascente, risultano dannose anche per le madri e le loro successive gravidanze. Siamo di fronte ad un serpente che si morde la coda: la violazione di un ordine naturale determina l’aumento di una anomalia, la sterilità, ma la fecondazione artificiale, che tale sterilità non vuole curare ma dribblare, genera solitamente problematiche ancora più gravi, proprio perché ulteriore violazione di una realtà data.
In quest’ottica anche il dibattito sulla ricerca cambia notevolmente prospettiva: la ricerca su una malattia è il tentativo di trovare il rimedio ad essa, ristabilendo la normale sanità. Non può diventare lo sforzo di trovare il surrogato, come la ciofeca al posto del caffè, ad un processo naturale come la procreazione, bensì deve essere ricerca delle cause che determinano la sterilità e che vanno rimosse per permettere che l’atto normale e naturale della procreazione possa attuarsi secondo le regole che gli sono naturalmente proprie. Eppure tale ricerca sulla sterilità è ormai ferma da anni ed anni, sostituita dalla volontà di medici faustiani di essere loro i nuovi regolatori e dispensatori della vita, in modi nuovi e “originali”, ma, come è evidente, assai rischiosi e costosi, in ogni senso, per tutti.
Il triste spettacolo che si offre oggi ai nostri occhi è quello, senza esagerare, di molti scienziati-stregoni che promettono mirabilie, solo che li si lasci lavorare in pace e al buio sugli embrioni, e cioè sulla vita umana; che non ricercano le cure per il problema che urgentemente viene loro sottoposto, la sterilità, e che, infine, facendo ciò che non dovrebbero fare e tralasciando quello che dovrebbero, danno vita, a pagamento, a nuovi malati di cui nessuno, consapevolmente, farebbe domanda. Infatti le ricerche riportate sul numero di settembre della rivista specifica “Le scienze” (gruppo “L’Espresso”), a cura di un medico e di una biologa di grido (Nora Frontali, dell’Istituto superiore di Sanità, e Flavia Zucco, del CNR), favorevoli alla fecondazione artificiale e contrari ad ogni restrizione, compresa la legge 40, fanno letteralmente accapponare la pelle. Vi si dice, senza timore e tremore alcuno, che oltre ai gravi rischi, anche di tumori, di morte (“vi sono stati anche casi mortali”), di “gravidanze tubariche”, “aborti” e di morbilità, per la donna, la fecondazione artificiale produce bambini “in più alta percentuale prematuri e sottopeso”, con “rischio di handicap più alto”, rischio di “paresi cerebrali, malformazioni congenite, ritardo mentale, disturbi del comportamento”, “retinoblastoma” (tumore della retina) e “sindrome di Beckwith e Wiedemann”. Si dice anche che la tecnica Icsi, usatissima, desta “preoccupazione”, perché trasmetterebbe la “sterilità” paterna al figlio, oltre, forse, ad altre anomalie cromosomiche: alcune trasmesse dallo spermatozoo paterno, non totalmente sano, altre causate dalla invasività della tecnica (in quanto l’ago infilato nell’ovulo “potrebbe provocare un danno meccanico al fuso”). Ancora, si spiega che su 1000 bambini nati in Australia con fecondazione artificiale “circa il 9% di essi soffriva almeno di una malformazione congenita grave rilevabile (già) a un anno di età, contro un 4,5 % tra i bambini concepiti normalmente” e che “altri autori hanno rilevato nei nati con fecondazione assistita una prevalenza statisticamente significativa di difetti del tubo neurale, di atresia dell’esofago e di malformazioni cardiache”. Si dice “che i dubbi sull’innocuità di queste pratiche (di Fiv, ndr.) permangono, e la loro riuscita è sempre aleatoria”. E satis, perché si potrebbe continuare, se solo non si venisse sopraffatti dall’orrore e dal fastidio per la faciloneria con cui gli esimi scienziati cercano di spiegare che, con il tempo, basta un po’ di calma, si riuscirà ad aggiustare, in parte , il tiro, ad esempio modificando il medium di coltura, e cioè il brodino della provetta, che per ora potrebbe “provocare un cambiamento nell’espressione (nientemeno) dei geni”. Come dire: per intanto facciamo un po’ di errori, nascono qualche migliaio di esseri deformi, di diverse deformità, a seconda delle diverse tecniche utilizzate, ma sono solo esperimenti… “provette”… sulla carne degli embrioni, delle donne e dei bambini.