Pronti per un nuovo inizio

Ora la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce...
Fonte:
CulturaCattolica.it

L'impegno di noi tutti per questa campagna referendaria è stato un'avventura il cui esito è andato oltre ogni nostra iniziale previsione.

Non sto parlando solo dell'esito del referendum, ma degli incontri, della collaborazione ricevuta, del sostegno e delle amicizie nate o fortificate da questo lavoro.
Siamo entrati in contatto con gli utenti di Culturacattolica, ma anche con quelli che leggono e intervengono sui blog, con alcuni giornali locali,con gente comune che aveva il desiderio di capire cosa c'era dietro alla bandiera sventolata prepotentemente della "difesa della salute della donna", della "difesa della ricerca scientifica".

Ci siamo trovati a lavorare fianco a fianco cattolici e laici, consapevoli che non si trattava, come molti si auspicavano, di una guerra tra opposte fazioni, ma di un lavoro comune, in difesa di valori che la ragione e l'esperienza c'indicavano, perché è la scienza, la stessa scienza che tanti dicevano minacciata, che dimostra come l'embrione sia l'inizio del futuro uomo e quindi si tratta di decidere se questo futuro uomo vada tutelato o se invece debba essere equiparato a della merce di cui fare commercio.
Abbiamo preso sul serio le parole di Giovanni Paolo II a Colonia, il 15 novembre 1980: «In un'epoca passata, certi precursori della scienza moderna hanno combattuto contro la Chiesa inalberando i vessilli della ragione, della libertà e del progresso. Oggi, di fronte alla crisi del significato della scienza, alle molteplici minacce che insidiano la sua libertà, e alla problematicità del progresso, i fronti di lotta si sono invertiti. Oggi è la Chiesa che prende le difese:
- della ragione e della scienza, riconoscendole la capacità di raggiungere la verità, il che appunto la legittima quale attuazione dell'umano;
- della libertà della scienza, per cui questa possiede la sua dignità di un bene umano e personale;
- del progresso a servizio di una umanità che ne abbisogna per la sicurezza della sua vita e della sua dignità.»

Agli inizi della vicenda ci ha guidati il desiderio di difendere la Legge 40, una legge non cattolica, non perfetta, ma che aveva posto dei limiti ad un uso indiscriminato della fecondazione artificiale, una legge che contrariamente a quanto si diceva è arrivata in soccorso alla salute delle donne e dell'embrione, ci ha guidati la consapevolezza che su un tema così importante non si poteva tacere, non si poteva delegare ad altri, bisognava che ognuno si assumesse in prima persona il dovere di informarsi, di documentarsi e di non tacere.
Con il tempo è stato chiaro che il nostro agire stava dando voce alla gente, il nostro parlare e spiegare i retroscena di questi referendum, faceva emergere quel sentimento comune troppo spesso zittito dal timore di essere tacciati di puritanesimo, dal timore di non avere abbastanza conoscenze per affrontare un tema così delicato e complesso.
Diveniva chiaro come sotto al desiderio di apparire più che di essere, al qualunquismo e all'indifferenza di molti italiani vi sia la ricerca di trovare risposte alle domande più antiche dell'uomo "Chi sono? Da dove vengo? Dove sto andando?"

Quando abbiamo pubblicato la «Lettera di un bambino nato in vitro…» di sr. Gloria molte sono state le reazioni, e all'inizio per lo più malevole. In molti hanno insinuato che di certe cose chi si consacra a Dio e vive in clausura non può parlare, meglio se sta zitto. Poi, però, quando si è iniziato un dialogo con chi aveva scritto, e non si fermava testardo su posizioni ideologiche, con molti si è potuto avviare un dialogo serio e costruttivo, rispettoso del dramma e del dolore, ma non ingenuo né settario.

Ci siamo trovati a rappresentare quella gente sottovalutata ed usata dalla politica e dai mass media. Quella gente osannata per la sua lungimiranza se vota a sinistra e tacciata di bigottismo e d'arretratezza se sceglie di difendere la vita.
Non nascondo che man mano che si avvicinava la data dei referendum, vi era il sentore che era possibile raggiungere l'obiettivo di annullare questa consultazione referendaria, lo dicevano le e-mail ricevute, i discorsi con la gente, ma il risultato è andato davvero oltre ogni attesa.
Il 74,5% d'astenuti è un dato che non può essere frainteso e manipolato.
Due terzi degli italiani non sono andati a votare, non si può liquidare questo risultato cercandone i "colpevoli" tra gli indifferenti, gli astensionisti cronici, i qualunquisti o gli indecisi, un paese dove tre quarti della popolazione avente diritto di voto, rinuncia a votare la dice lunga, è un segnale che quel popolo non è stato ascoltato, che i cattolici schieratisi per il voto, con la scusa d'essere "cristiani adulti" non sono stati presi in considerazione, che la stampa è lontana dal paese reale, che la politica non interpreta il sentire comune, fa leggi atte a soddisfare il desiderio, non a difendere un diritto.
Ci sono valori che vanno oltre gli schieramenti politici, oltre l'essere credenti o atei, ed è da questo, da questo punto che vogliamo ripartire.
L'esito referendario ci ha fatto piacere, ma non siamo degli ingenui, sappiamo che la cultura dominante del sentimentalismo e del desiderio come unica guida nella vita dell'uomo, sono entrate a far parte del tessuto della società, noi vogliamo ripartire da questo ridestarsi del cuore degli uomini. Laici e cattolici insieme, l'esperienza ha dimostrato che è possibile un'azione comune, un lavoro che vada oltre le diverse appartenenze politiche e che abbia come riferimento la dottrina sociale della Chiesa.
Ci attendono tempi duri, perché chi si è trovato sconfitto non pare disposto a riflettere ma userà ogni arma in suo possesso per dividere divide et impera, vorrà dire che ci rileggeremo spesso un passo dell'Evangelium Vitae: «Come un secolo fa ad essere oppressa nei suoi fondamentali diritti era la classe operaia, e la Chiesa con grande coraggio ne prese le difese, proclamando i sacrosanti diritti della persona del lavoratore, così ora, quando un'altra categoria di persone è oppressa nel diritto fondamentale alla vita, la Chiesa sente di dover dare voce con immutato coraggio a chi non ha voce. Il suo è sempre il grido evangelico in difesa dei poveri del mondo, di quanti sono minacciati, disprezzati e oppressi nei loro diritti umani. Ad essere calpestata nel diritto fondamentale alla vita è oggi una grande moltitudine di esseri umani deboli e indifesi, come sono, in particolare, i bambini non ancora nati». Siamo pronti per un nuovo inizio.